Bari: Dedalo, 1996. — 500 p. — (Storia e civiltà 40). — ISBN 88-220-0540-6.
Di libri sulla nautica degli antichi, buoni, meno buoni e inutili, non c’è oggi penuria, nel panorama dell’editoria mondiale. Chi vuole aggiungerne un altro, dovrà premettere una parola di giustificazione, se non vuole che il suo venga sospettato subito di appartenere alla terza categoria.
Innanzitutto, ciò che abbiamo osservato per l’editoria mondiale non vale pienamente per quella italiana, dove troviamo solo alcune traduzioni di opere straniere. Ora, chi scrive è convinto che un’opera originale, concepita nell’ambito della stessa cultura, e pensata nella stessa lingua del lettore, rappresenti per quest’ultimo qualcosa di diverso e di piu, in confronto a una traduzione.
Secondo, questo libro si propone più che non altri consimili di collocare la trattazione della nautica, pur coi suoi inevitabili aspetti tecnici, sullo sfondo di tutta la cultura greca e romana, nel senso più ampio del termine. Per questo fine, esso raccoglie fatti, considerazioni e pensieri magari già esposti e discussi egregiamente prima d’ora, ma mai riuniti in un’unica opera, dove essi si componessero in un quadro e traessero luce gli uni dagli altri, nella stessa misura in cui si è cercato di fare qui. Ciò dovrebbe farne un’introduzione all’argomento adatta al lettore non specialista della materia né dell’Antichità in genere, ma utile anche a quegli studiosi del mondo antico che di nautica sono ignari, e che sentono il bisogno di un minimo di aggiornamento in un campo di cosi evidente importanza, che ha visto recentemente tanti progressi e tanta fioritura di studi.
Infine, un elemento di novità dovrebbe essere costituito dallo stesso impianto dell’opera: una serie di passi di autori antichi, poeti e prosatori greci e latini, introdotti e annotati, cui segue volta per volta la trattazione di un aspetto della nautica antica che emerge particolarmente nel passo appena presentato. I brani sono stati scelti in modo da coprire’ un po’ tutta la materia, cosi da dare alla trattazione quella relativa completezza necessaria anche a un’opera che non ha pretese di manuale (questo sarebbe stato davvero inutile). L’autore è stato mosso dalla convinzione che quando si parla della vita antica è buona cosa lasciare prima di tutto la parola agli antichi stessi, per aggiungere poi le nostre osservazioni e i nostri commenti. Questa struttura del libro ha portato di conseguenza la deliberata rinuncia al solito preludio sugli antecedenti della nautica greca e romana, ai soliti Egiziani e ai soliti Fenici, e anche alla solita preistoria minoico-micenea. Dato il genere della relativa documentazione, tutta archeologica e praticamente tutta ‘muta’, e dati i limiti della competenza dell’autore, un capitolo iniziale sulle navi nilotiche o sulle antichissime immagini di navi dell’area egea avrebbe avuto quel carattere di mera compilazione, o di rimasticatura, che qui si è cercato soprattutto di evitare.
600dpi (текстовой слой, интерактивное оглавление). Скан: lucianofavini46.